- La Rocca di Spoleto fu costruita dal cardinale spagnolo Egidio Albornoz per rafforzare l’autorità della Chiesa nell’Italia centrale
- All’interno della Rocca Albornoz nel 2007 è stato inaugurato il Museo nazionale del Ducato di Spoleto
- Visitando il museo si scoprirà la storia del Ducato di Spoleto, dall’arrivo dei Longobardi fino alla costruzione della Rocca, e come è stata utilizzata nei secoli questa fortezza
La nascita della Rocca
Sul colle di Sant’Elia, che guarda verso il Monteluco e domina l’intera valle spoletana, si erge la Rocca di Spoleto. Per questa posizione di controllo del territorio il colle fu abitato già in età protostorica e poi inglobato nella cinta romana. Nel corso degli scavi condotti nell’area del cosiddetto Malborghetto sono emerse anche evidenze di una presenza longobarda.
Per le stesse ragioni il cardinale spagnolo Egidio Albornoz, che si trovava in Italia centrale per preparare il ritorno della sede pontificia a Roma dopo la lunga permanenza ad Avignone, vi fece erigere il principale baluardo del complesso sistema difensivo ideato a protezione dei territori della Chiesa, strategicamente collegato al Monteluco attraverso il monumentale Ponte delle Torri.
Tra il 1362 e il 1367 Matteo di Giovannello detto il Gattapone, coadiuvato per le competenze militari da Ugolino di Petruccio conte di Montemarte, soprintese alla costruzione di una poderosa struttura a pianta rettangolare.
La struttura della Rocca
Sei torri quadrangolari unite da alte mura difensive formano gli attuali prospetti esterni del complesso monumentale, dominato al centro dalla Torre Maestra, più alta e imponente delle altre, alla sua sinistra si erge la Torre della Balestra e a destra la Torre Nuova; nel lato occidentale al centro svetta la Torretta o Torre del Tinello, a sinistra la Torre dell’Acqua e a destra la Torre del Forno.
Un braccio traverso divide il fortilizio in due blocchi, uno distribuito attorno al cortile detto delle Armi, l’altro attorno al cortile d’Onore, arricchito intorno al 1450 da un loggiato a doppio ordine ideato da Bernardo Rossellino. Sui lati del cortile si sviluppano tre distinti corpi di fabbrica distribuiti su due piani, destinati alla residenza del governatore e dei suoi funzionari.
Le stanze al piano terra erano adibite a laboratori, cucine, sale da pranzo, uffici per i funzionari, mentre le stanze del secondo piano erano destinate a residenza dei governatori e dei Papi. Qui, all’interno della Torre Maestra, è ubicata la Camera pinta, fatta affrescare dal governatore Marino Tomacelli all’inizio del XV secolo con scene di carattere profano, parte delle quali ispirate alla Teseida di Giovanni Boccaccio, un unicum della pittura in Italia centrale del periodo.
I papi e i loro governatori conferiscono nel tempo alla Rocca le caratteristiche di una funzionale residenza, ma nel 1764, con il trasferimento del Palazzo Apostolico in città, viene ridotta ad alloggio per le truppe e dal 1817 a sede di un bagno penale. Acquisita dal nascente Stato italiano nel 1860, mantiene l’uso carcerario fino al 1982 e due anni dopo è trasferita alla responsabilità dell’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Al suo interno nel 2007 è stato inaugurato il Museo nazionale del Ducato, che vuole qualificarsi soprattutto come il luogo della narrazione dello sviluppo storico, politico e culturale del Ducato di Spoleto.
I tesori del Museo
Il museo attuale ospita testimonianze comprese tra il I e il XVI secolo. Di recente è stata avviata la completa revisione delle narrative museali, in previsione anche dell’ampliamento degli spazi espositivi con la messa a norma dei camminamenti e delle torri. Il nuovo percorso si focalizzerà sulla storia del Ducato: dall’arrivo dei Longobardi dalla Pannonia, con la loro integrazione nel territorio, fino alla dissoluzione del loro apparato politico-amministrativo e all’edificazione della Rocca a difesa dello Stato Pontificio, dopo la parentesi avignonese.
Questa scelta comporta in termini museologici la necessità di esporre solo i reperti ricadenti in tale periodizzazione e utilizzabili per raccontare e descrivere la storia del Ducato. Le narrative proposte prenderanno avvio, quindi, dalla discesa dei Longobardi in Italia e dal loro insediamento nell’area spoletana e si concluderanno con l’edificazione del fortilizio albornoziano alla metà del XIV secolo.
I tre percorsi del Museo
Tre filoni verranno a intersecarsi nel percorso museale con la finalità di far conoscere al contempo:
– la storia del Ducato di Spoleto nella sua evoluzione temporale,
– le vicende costruttive della Rocca e gli usi dei suoi spazi nei secoli,
– la storia della città, del territorio e del paesaggio, temi narrativi quest’ultimi imposti dalla Rocca stessa, perché il paesaggio e la città irrompono nelle sale attraverso le finestre che aprono lo sguardo sul circondario.
I percorsi sono modulati sulle singole esigenze del pubblico, integrando negli stessi spazi almeno tre livelli di lettura:
– un percorso principale rivolto al vasto pubblico in italiano e inglese; tiene conto, inoltre, nei requisiti di chiarezza e leggibilità anche degli ipovedenti;
– attorno al metro: un itinerario pensato per bambini fino a 10-12 anni che prevedere l’interazione con diversi oggetti, stimolando le competenze dei nativi digitali verso l’esplorazione ludica dei contenuti;
– diverse abilità: il percorso principale pensato per offrire un quadro ergonomico soddisfacente per gli utenti a mobilità ridotta e in carrozzella.
Al percorso orizzontale si assomma quello verticale, sugli spalti e sulle torri. In questo caso si tratta di un itinerario guidato, accessibile su prenotazione, rivolto a utenti che vogliano affrontare un’esperienza di visita che comporta alcuni passaggi fisicamente più impegnativi rispetto alla tradizionale visita museale
Che la Rocca rimanga chiusa entro le sue mura di pietra chiara è un effetto che si vuole mantenere ed esaltare solo al livello della percezione paesaggistica. In realtà attraverso la sua offerta culturale e museale la Rocca si attrezza per essere un operatore integrato nelle politiche culturali locali, per trainare e attirare flussi da condividere con il tessuto cittadino, per giocare un ruolo da protagonista nelle politiche di sviluppo a guida culturale, di concerto con il sistema locale.