Poco fuori la cinta muraria che ancora oggi la racchiude, Spello – cittadina umbra alle falde del monte Subasio – ha visto compiersi una delle più interessanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni, che trova ora il suo felice coronamento nell’inaugurazione del complesso museale voluto per proteggerla. Tutto aveva avuto inizio nel 2005, quando il Comune avviò i lavori per la realizzazione di un parcheggio, in un’area in località Sant’Anna, all’epoca utilizzata come campo di calcetto: fu però sufficiente scendere di pochi metri rispetto al piano di campagna, perché gli sterri intercettassero, inaspettatamente, i primi resti di mosaico. La sorpresa lasciò dunque il posto alle verifiche di rito e, in breve tempo, apparve chiaro che quelle prime tessere colorate non erano altro che il significativo campione di un complesso di notevole consistenza.
Una dimora lussuosa
Il cantiere assunse un nuovo volto, trasformandosi in un intervento di scavo archeologico vero e proprio, al quale fece quindi seguito il restauro delle murature, degli intonaci, degli affreschi e, naturalmente, dei mosaici. In un primo tempo, la notevole estensione del tappeto musivo più importante aveva suggerito che dalla terra stessero affiorando i resti di un impianto termale, ma poi, grazie all’estensione delle indagini, apparve evidente che in località Sant’Anna stava tornando alla luce una lussuosa villa di epoca imperiale. Che oggi conosciamo appunto come Villa dei Mosaici.
Le ricerche hanno accertato che la ricca residenza ebbe in realtà due fasi costruttive principali: la prima si può collocare in età augustea (a cavallo fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.), mentre la seconda è databile tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C. A quest’ultima appartiene la maggior parte dei resti (e dei mosaici) oggi visibili e che si devono all’iniziativa di un personaggio rimasto per noi senza nome, ma certamente assai facoltoso e che potrebbe forse aver tratto le sue ricchezze dalla viticoltura: un’ipotesi suggerita dalla scena che si può vedere al centro della sala destinata ai banchetti, in cui compare un servitore che riempie di vino, mescendolo da un’anfora, la coppa retta da un coppiere.
Prosperità duratura
La villa sorse in prossimità di un ramo secondario della via Flaminia, la consolare che, attraversando l’Umbria, da Roma portava a Rimini (Ariminum) e che fu una delle principali fonti di benessere per Hispellum, la Spello romana. La città visse una stagione di particolare fioritura al tempo di Augusto, ma godette di non minore fortuna anche molto più tardi, nel corso del IV secolo d.C., come testimonia, fra gli altri, il Rescritto di Costantino. Redatto fra il 333 e il 337, quest’ultimo era un documento con il quale l’imperatore concedeva alla città umbra la facoltà di celebrare propri ludi scenici e gladiatori senza doversi più recare a Volsinii (Orvieto) e disponeva la costruzione di un tempio in onore della gens Flavia. La copia del provvedimento, incisa su una lastra marmorea, venne rinvenuta nel 1773 nei pressi del teatro romano ed è oggi conservata nel Palazzo Comunale. Chi, all’epoca, abitava la Villa dei Mosaici fu dunque testimone di un momento ancora prospero, di cui la dimora stessa è del resto un eloquente riflesso: basti pensare che lo scavo archeologico ha permesso di individuare una ventina di ambienti, metà dei quali sono impreziositi da pavimenti a mosaico, che si conservano per una superficie complessiva di 500 mq circa. Cifre che, peraltro, offrono solo un’immagine parziale della ricca residenza, la cui superficie totale doveva essere superiore a quella indagata archeologicamente, che coincide con il corpo centrale della struttura.
Gli ambienti più riccamente decorati si dispongono a ridosso del peristilio, il portico che correva intorno al giardino o al cortile centrale del complesso e che poteva essere anche provvisto di un colonnato. Nel caso della Villa dei Mosaici, si può vederne poco meno della metà inferiore, che per un breve tratto conserva la pavimentazione originaria, consistente in un mosaico policromo a motivi geometrici. Gli altri tappeti musivi sono descritti nelle pagine che seguono, a corredo della planimetria della residenza.
Il progetto architettonico
I magnifici mosaici della villa scoperta in località Sant’Anna si possono oggi ammirare all’interno della struttura museale inaugurata nello scorso marzo. L’edificio è frutto di un progetto nato all’indomani del concorso bandito nel 2010 per la realizzazione di una copertura del sito. L’opera è stata realizzata dallo Studio Alfio Barabani Architects, che, fin dall’inizio, ha voluto proporre una soluzione capace di andare oltre la semplice protezione dell’area archeologica. Ne è cosi scaturita una struttura di grande qualità architettonica, che, grazie alle sue linee morbide e ad alcune particolari soluzioni – prima fra tutte la creazione di un giardino pensile sul tetto dell’edificio -, si è inserita in maniera davvero armoniosa nel contesto circostante. Un equilibrio che connota anche l’interno dell’edificio e il suo allestimento, che si rivelano funzionali alla fruizione dei resti della villa e non danno mai la sensazione di voler sovrastare il valore dei reperti e la loro storia.
Una volta entrati, la struttura appare ariosa e permette di abbracciare con lo sguardo l’intero sito, soprattutto perché il numero dei pilastri di sostegno è stato ridotto al minimo indispensabile e la loro disposizione non crea mai ostacoli visivi importanti. Un sistema di passerelle consente di attraversare le diverse stanze, i cui mosaici possono cosi essere letti agevolmente e da molteplici angolazioni.
Il multimediale
A tutto questo si aggiunge la dotazione esplicativa, affidata a schermi sui quali vengono proiettate ricostruzioni in 3D dei diversi ambienti della residenza, postazioni multimediali, nonché una App dedicata. Quest’ultima, che può essere facilmente scaricata sui propri dispositivi, offre testi, immagini e filmati che si attivano in corrispondenza dei diversi vani del sito. Inoltre, prim’ancora della visita, si può sostare in una sala che introduce alla storia del sito e nella quale sono disponibili anche attività ludico- didattiche per i più piccoli. L’inaugurazione della Villa dei Mosaici di Spello segna dunque un passo importante sulla strada di una valorizzazione capace di coniugare al meglio il desiderio di trasmettere i dati acquisiti grazie alla ricerca archeologica con la necessità di adottare un linguaggio accessibile e adattato anche alle forme di comunicazione più innovative.