Scheda realizzata da Sistema Museo, la società cooperativa che dal 1990 fornisce servizi per la gestione e la valorizzazione dei beni culturali
Le origini
I primi ritrovamenti avvenuti nell’area di Ocriculum risalgono al periodo preromano, tra cui resti antropici e organici della prima età del ferro, oltre alla presenza di necropoli orientalizzanti e luoghi di culto arcaici ed ellenistici. Queste scoperte hanno permesso di inserire l’antico abitato tra i centri protostorici più importanti della Sabina Tiberina.
Originariamente il sito si trovava sopra l’altura in cui oggi si sviluppa il paesino medievale di Otricoli, infatti il toponimo deriva dalla parola greca ocris, cioè monte, che avrebbe influenzato l’umbro ocar. Il vero e proprio insediamento romano nacque dopo la battaglia di Mevania (Bevagna), quando nel 308 a.C. Ocriculum divenne alleata di Roma. In età repubblicana, l’abitato scese a valle, nel luogo in cui si trova tuttora l’area archeologica.
Posizione strategica
La posizione di Otricoli non fu scelta a caso; attraversata dalla via Flaminia e dal fiume Tevere rappresentava uno dei centri più fiorenti in ambito commerciale. La via Flaminia seguiva un asse parallelo all’attuale via statale, riconoscibile per le querce e per i nuclei di tombe di diverse tipologie: a torretta, a nicchia e anche la presenza di un imponente mausoleo circolare chiamato Tomba Nunzi. Il tratto ancora visibile fu messo in luce tra il 1992 e il 1994, largo sei metri e lungo 25, è costituito da basoli di leucite proveniente dalle cave circostanti, una in località Borghetto; dettaglio simpatico è il segno lasciato dalle ruote dei carri.
In età imperiale il centro raggiunse la massima potenza, grazie a una fiorente economia fondata sull’agricoltura e sull’industria legata alla terracotta. Venivano prodotte tegole e bolli ma soprattutto si ebbe la creazione di particolari coppe, chiamate “Coppe di Popilio”.
La città fu distrutta tra il VI ed il VII secolo, durante l’invasione longobarda, ed è proprio in questo frangente che avvenne il passaggio dalla città “bassa” a quella “alta”. Purtroppo la mancanza di scavi regolari non ha permesso di mettere in luce tutti i monumenti dell’antico abitato, come il foro e la basilica, ma sono presenti resti di imponenti edifici che vanno dall’età repubblicana all’alto medioevo.
I monumenti di Ocriculum
Dopo una breve stradina bianca immersa nel verde, si giunge al primo edificio, l’anfiteatro. Risalente al periodo augusteo, è in parte costruito e in parte scavato nella collinetta per ottimizzare tempi e materiali. Purtroppo il rivestimento esterno del monumento non è più visibile, ma rimangono fruibili alcuni tratti della galleria coperta, le scale tra gli ambulacri e i resti della galleria più interna, molto suggestiva poiché il corridoio è scavato nella roccia.
Tornando alla stradina principale si prosegue fino a scorgere i grandi ambienti termali, importanti poiché sono gli unici a essere menzionati nelle fonti epigrafiche. Edificati nel II secolo d.C. da Iulius Iulianus, sorgono su un grande campo artificiale, livellato in età romana per convogliare le acque del rio San Vittore in un canale sotterraneo. Dalle terme proviene il mosaico ottagonale oggi conservato nella Sala Rotonda dei Musei Vaticani: al centro vi era la testa di una medusa e intorno si alternavano scene con lotte tra Centauri e Greci e raffigurazioni con mostri marini, Tritoni e Nereidi; la copertura imitava la decorazione di una conchiglia.
Il ninfeo risalente al I sec. a.C – I d.C, era il santuario dedicato alle ninfe, si presentava come una lunga sostruzione con al centro un’abside, avente ai lati due nicchie rettangolari. La parete con le nicchie, in cui erano inserite fontane, aveva la funzione di facciata ed era legata ad un intreccio di cunicoli che dalle cisterne presenti sul pianoro portavano l’acqua al ninfeo, studiato anche in rapporto al percorso della Flaminia. I ninfei, soprattutto quelli a pianta centrale, furono poi reimpiegati per costruire i battisteri paleocristiani.
Si passa poi alle grandi sostruzioni di età tardo repubblicana, costruite con lo scopo di contenere il terreno, che originariamente scendeva verso il rio San Vittore. L’edificio è costituito da dodici ambienti disposti su due piani, comunicanti tra loro tramite arcate a tutto sesto. Le sostruzioni dovevano sostenere molto probabilmente un edificio pubblico, forse un tempio dedicato alla dea Valentia, di cui non rimane traccia. Ma le funzioni di questi grandi edifici erano le più varie, da strutture di contenimento a strutture coperte per il riparo dalle intemperie o per ospitare una sorta di mercato coperto.
Dopo le grandi sostruzioni segue il teatro; l’edificio si addossa con la parte posteriore al pendio del terreno, e l’area pianeggiante nasconde il cunicolo sotterraneo in cui scorre il rio San Vittore che esce a valle della sostruzione davanti alla cavea. Alla decorazione del teatro appartengono le statue colossali delle Muse sedute, che probabilmente erano inserite all’interno delle nicchie, ora visibili nella sala a Croce Greca dei Musei Vaticani.
L’ultima tappa è la piccola chiesa di San Vittore, eretta nelle vicinanze della più antica chiesa paleocristiana costruita in onore del martire Vittore, che secondo la tradizione sarebbe stato originario di Otricoli. I benedettini si stabilirono in questa chiesa verso la fine del XII secolo, per poi abbandonarla verso la metà del XIII secolo, a causa dell’insalubrità della zona e delle continue inondazioni del Tevere. Oggi è possibile ammirare la chiesina settecentesca addossata alla struttura dall’antica abbazia benedettina, ormai in pessime condizioni. Nonostante ciò il paesaggio è unico: la chiesa che si affaccia proprio sul Tevere e i ruderi retrostanti, creano un’atmosfera bucolica e senza tempo.