- Grazie al frammento di un piatto in cui è stato riportato l’alfabetario umbro-etrusco possiamo retrodatare la fondazione di Perugia al VI secolo a.C, 2600 anni fa
L’alfabetario etrusco
Dal frammento di un piatto, sul cui fondo era stato riportato l’alfabeto etrusco al completo, è arrivato uno squarcio sulla antica storia del capoluogo umbro. Questo alfabetario – tracciato da un ignoto artigiano sul fondo del manufatto – venne ritrovato negli anni Settanta dello scorso secolo, durante gli scavi per la costruzione del palasport di via Pellini, in zona Piaggia Colombata, che nella notte dei tempi, evidentemente, era una sorta di Borgogiglione dell’antichità: una discarica, insomma.
L’alfabetario proveniente dalla bottega di un vasaio (insieme a questa interessante testimonianza furono rinvenuti pezzi di vasi mai cotti) e alcuni rocchetti, gettati via dalla bottega di un tessitore, stanno lì a dire – come ha spiegato la dottoressa Luana Cenciaioli, già direttore del Museo Nazionale Archeologico di Perugia – che nel sesto secolo le antiche capanne, che fin dall’VIII secolo a.C. erano state innalzate, a gruppi, dove ora sorgono i quartieri di Fontivegge, Elce, via Pinturicchio, su su fino all’acropoli, avevano lasciato il posto ad un vero e proprio tessuto urbano, sebbene ancora una cinta muraria non fosse stata innalzata e l’abitato fosse difeso ancora soltanto da solide palizzate di legno.
Anche nelle fondazioni della base muraria del tempio etrusco, venuto alla luce, più recentemente nel corso degli scavi sotto la cattedrale di San Lorenzo, sono stati recuperati reperti (buccheri, per la precisione) risalenti al sesto secolo avanti Cristo.
Insomma gli elementi per spostare indietro la nascita di Perugia sono numerosi ed univoci. Dunque Perugia, pian piano trasformatasi da villaggi sparsi sulla collina in una potente città della Dodecapoli ed una delle ultime roccaforti etrusche, se non l’ultima in assoluto, a piegarsi alla forza delle armi romane, è sorta circa 2.600 anni fa. E fin dalla nascita cominciò a stringere contatti con la Ionia e la Grecia. Prima di allora, questa zona di confine tra le popolazioni degli Etruschi e degli Umbri, vedeva la presenza di vivaci e attive famiglie dedite all’agricoltura, sparse ad ovest tra Strozzacapponi, Pila, San Mariano, ad est tra Civitella d’Arna e Ponte San Giovanni, a nord tra il Pantano, Monte Tezio e Monte Acuto.
Con la formazione del tessuto urbano sul colle si andò formando anche una bellicosa aristocrazia. Testimoniata dalle tracce di numerose armi spuntate dagli scavi sotto l’acropoli. Nelle guerre contro Roma i guerrieri perugini diedero prova di grande valore, sebbene alla fine venissero battuti con i loro alleati (la Battaglia delle Nazioni, a Sentino nel 295 a.C., vide Romani e Piceni prevalere su Etruschi, Sanniti, Galli Senoni e Umbri).
Il colpo di grazia alla grandezza etrusca di Perugia lo portò Ottaviano: il futuro imperatore, poco più che ventenne nel 41 a.C., pose l’assedio alla città in cui si erano rifugiati Lucio Antonio e Flavia, fratello e moglie del triumviro Marco Antonio (all’epoca in Egitto) con il loro esercito. E anche Livia, poi sposa del primo imperatore, insieme al figlioletto Tiberio. Quando i partigiani di Antonio si arresero, (nel 40 a.C.) dopo mesi di gloriosa resistenza, Ottaviano perdonò i suoi concittadini romani, ma fu spietato e sanguinario nel punire i perugini e la città (data alle fiamme), proprio nel giorno delle Idi di marzo di quell’anno, per commemorare l’attentato mortale a suo zio, Giulio Cesare. Fu una vera e propria mattanza, nella quale trovarono la morte almeno 300 aristocratici. Perugia si riprese in epoca imperiale e i suoi aruspici continuarono, anche in piena epoca cristiana, a fare i loro vaticini, pure per gli imperatori. Ma la lingua, gli usi e i costumi etruschi, lentamente furono assorbiti dalla cultura romana.